La mia Genova dei “caruggi”: tra storia, tradizioni e colori

Io, Genova , ce l’ho nel cuore, in modo forse poco evidente e manifesto, ma con quell’emozione, che cresce e si moltiplica davanti ad ogni più piccolo suo ricordo. Non è la Genova che conoscono tutti, però, quella che mi respira dentro, quella del porto o dell’Acquario , quella dei musei a cielo aperto di Via Garibaldi  o del multiculturalismo.  E’ una città nella città, uno spaccato di vita che si anima intorno ai suoi “caruggi”, a quel centro storico da pochi conosciuto e troppo spesso ignorato. Perdersi qui ha, inevitabilmente, un suo fascino che cercherò di raccontarti adesso. Alle spalle della stazione Brignole si apre un vero e proprio labirinto di vicoli e stradine strettissime. Attraversarle non è facile e si rischia di perdere l’orientamento, ma il bello è proprio questo: essere in viaggio senza una destinazione precisa. L’unico bagaglio indispensabile è la curiosità e un discreto tempo a disposizione, perché questo non è tour geografico-turistico, ma quello che io definisco un percorso sensoriale, unico nel suo genere. Quel profumo di frittura e di focaccia che ti si stampa sulla pelle e non solo nel naso, quei colori che si rincorrono tra le merci esposte, di ogni tipo e forma, incorniciate in botteghe artigianali che spesso raccontano una storia mai del tutto ascoltata. Ogni tanto dagli angoli di pietra che nessuno si aspetta, si affaccia una Madonna assorta, da queste edicole votive che se non alzi gli occhi al cielo, non sai cosa ti perdi di questi luoghi.
Per essere più precisi e darti un esempio di tanta bellezza e curiosità, in Vico Caprettari, in pieno centro, puoi trovare una delle barberie storiche più affascinanti e suggestive della città. Resta lì, intenta nel portare avanti con passione questo mestieri antico, immobile tra le decorazioni liberty, che la rendono cosi deliziosamente attraente, in un contesto urbano, che davvero non ti aspetti.

Dicono di lei che sia “una piccola bottega di barbiere in stile Art Decò, un capolavoro fra le non poche preziosità che questo stile delizioso del primo Novecento ha lasciato sparse per questa città”. La famiglia Giacalone aprì l’attività nel 1822 e successivamente nel 1922, il figlio Italo, ne rinnovò l’aspetto, guidato da un senso artistico che ebbe nel liberty la sua espressione più interessante. Io ne sono rimasta colpita. Le pareti e soprattutto le lampade che riflettono luci e colori attraverso i vetri che incorniciano quel vicolo, prevalentemente in ombra, hanno dilatato quella superficie di soli 10 metri quadrati, per rendere questo luogo un piccolo incantevole gioiello d’altri tempi. Per cui, scoprirla, così quasi d’improvviso in uno dei tour a piedi, organizzati da Explora Genova, è stata davvero una insolita sorpresa. Il percorso intitolato “Antiche botteghe”, infatti, ti permette di rivivere le tradizioni del passato, che costituiscono il vissuto di questa città, in cui la storia, le leggende e la tradizione si uniscono per dare vita a racconti inattesi. E’ una macchina del tempo quella su cui potrai viaggiare, per conoscere Genova in una veste di immagini e di sensazioni insolite.
Attraversare, infine, il borgo degli Incrociati, è una “coccola” che solo questa città ti può regalare. “Il toponimo deriva dai Canonici Ospitalieri Crociferi, presenti già nel 1191 in un convento-ospedale nei pressi del ponte”. Si trova, infatti, all’inizio del Ponte di Sant’Agata, in una delle zone più caratteristiche della città. Qui non si contano i luoghi del passato quelli, che intessono l’anima e il cuore di Genova e di chi la abita da generazioni. Tra una parlata in dialetto stretto e quell’aroma di pesto, che proviene da qualche tavola già pronta, mi rapiscono le piccole librerie, che mostrano volumi d’altri tempi, con soave fierezza, il cui profumo di carta antica, mi resta, ancora una volta, incollato alle dita, come un tesoro da cui non vuoi più separarti.