Alfons Mucha e le atmosfere dell’Art Nouveau

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Nell’accogliente sede di Palazzo Reale a Milano si trovano esposte oltre un centinaio di opere di Alfons Mucha (1860-1939), l’artista cecoslovacco che ha regalato all’Art Nouveau un nuovo interessante linguaggio denso di significati. Questo modernismo fluente, capace di meravigliare e conquistare tutta l’Europa e gli Stati Uniti, in un periodo compreso tra fine ‘800 e inizi ‘900, diede vita ad un modo diverso di concepire le arti applicate e l’architettura. “E’ bene attingere direttamente dalla natura le impressioni e le ispirazioni. (…) La natura dovrebbe dare tutto, la tradizione non dovrebbe dare niente.” (Camillo Boito). Il titolo della mostra, organizzata dal Comune di Milano-Cultura e da 24 Ore Cultura-Gruppo 24 ORE, è quanto mai espressivo: le atmosfere delicate e quasi impalpabili di Mucha sono la cornice spettacolare e deliziosa che conquista il visitatore. I pannelli decorativi realizzati in serie sono suddivisi attraverso un percorso tematico di grande interesse che avvicinano non solo a quest’arte così spontanea e speciale, ma rendono il giusto omaggio ad uno dei personaggi più rappresentativi e completi di questo periodo. “Il nome Mucha si era definitivamente fuso con il concetto di Art Nouveu”. Dopo una sala introduttiva, le diverse sezioni incarnano i temi più importanti che vengono realizzati attraverso i suoi lavori e soprattutto esaltano alcuni caratteri di base rievocanti questo insolito movimento artistico. Il teatro è dedicato alla famosa attrice Sarah Bernhardt, la cui bellezza divina è protagonista dei diversi manifesti teatrali a cui Mucha si è ispirato. Il “Manifesto Gismonda” del 1894 segnerà, inoltre, per Mucha l’inizio di una carriera splendente. Il passaggio alla “vita quotidiana” è un calarsi concreto e attento in quella realtà di tutti i giorni a cui l’artista partecipa con entusiasmo: dai biscotti fino al cioccolato le sue opere rivelano quell’attenzione al gusto e alla vivacità pubblicitaria che già a quell’epoca si distingueva con una certa determinazione.

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Lo spazio dedicato alla figura femminile e a tutte le sue molteplici declinazioni è il momento artistico che, forse, regala maggiore armonia, delicatezza e fascino. In una chiave simbolica di grande effetto, Alfons Mucha esalta la vita e la natura attraverso la bellezza della donna che immortala in modo squisito e attento. Dalla femme fatal alla donna liberty si avverte la celebrazione di questo “essere” meraviglioso, di questo “gioiello” d’intensità nelle rappresentazioni di “Topazio”,”Ametista”, “Smeraldo” e “Rubino” e se ne colgono le sfaccettature della personalità attraverso l’incedere delle stagioni “Primavera”, “Estate”, “Autunno” e “Inverno”. Il “giapponismo” è la parte della mostra che sottolinea il ruolo particolare che la cultura e l’arte esotica hanno avuto in Europa. Il “bestiario dell’art nouveau” e la sezione dedicata all’esaltazione simbolica dell’universo floreale esprimono, invece, in concreto la produzione liberty del tempo. La mostra prosegue con la presentazione di oggetti in ceramica, elementi di arredo, sculture, vetri e disegni anche di altri artisti europei dello stesso periodo. Particolarmente suggestiva è la presenza, fra tutte, di un’opera di Richard Mutz, artista dello Jugendstil, una coppa in gres metallico, “venata di suggestioni astratte” un piccolo capolavoro di colori e stile. Alfons Mucha e la sua atmosfere vivranno a Milano fino al prossimo 20 marzo, poi la mostra si trasferirà al Palazzo Ducale di Genova dal 30 aprile al 18 settembre 2016.