Bologna: Frida Kahlo e la Collezione Gelman – arte messicana del XX secolo

Nel 1941 la Collezione Gelman inizia ad assumere una notevole importanza, frutto dell’interesse per il collezionismo e del mecenatismo dei due coniugi che strinsero, nel tempo, rapporto di amicizia con due illustri personaggi messicani come Frida Kahlo e Diego Rivera. A seguire l’attenzione si posò su altri artisti contemporanei come Angel Zarraga, Rufino Tamayo, David Alfaro Siqueiros e Maria Izquierdo. Oggi la mostra, già presente dal 16 novembre scorso, trova spazio nella location di Palazzo Albergati a Bologna. Nell’aprile del 1519 la famiglia Albergati manifestò l’intento di costruire un palazzo residenziale, affidandone il progetto a Baldassarre Peruzzi. L’edificio, situato proprio nel centro storico della città, spicca per la sua immensa facciata esterna, mentre l’interno offre affreschi di notevole pregio risalenti al ‘600/’700. Nonostante l’incendio del 2008 a cui seguì un’attenta opera di restauro, attualmente il Palazzo è sede di interessanti esposizioni come quella in calendario. In realtà la presentazione di queste opere, testimonianti l’arte messicana del XX secolo, avrebbe meritato una disposizione migliore, meno articolata, più lineare, per non perdere quel “filo emotivo” conduttore, che specie nella descrizione della grande Frida, chiedeva forse maggiore cura e valore. L’indomabile pittrice messicana nata a Coyoacan il 6 luglio 1907, è nota per il suo stile artistico moderno, che abbraccia, secondo molti critici, un certo “gusto” surrealista, sempre però da lei rifiutato: “Hanno pensato che fossi una surrealista, ma non lo ero. Non ho mai dipinto sogni. Ho dipinto la mia realtà”. Il terribile incidente all’età di 18 anni, il calvario esistenziale fatto di ben 30 operazioni , (“Non sono malata. Sono rotta. Ma sono felice, fintanto che potrò dipingere”), l’amore indescrivibile e contraddittorio per Diego Rivera ( “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera”) i tormenti interiori ( “Le cicatrici sono aperture attraverso le quali un essere entra nella solitudine dell’altro”), la mancata maternità, il desiderio di lotta (e non solo politica) di andare oltre l’inevitabile ( “La rivoluzione è l’armonia della forma e del colore e tutto esiste, e si muove, sotto una sola legge: la vita”.), fanno di Frida Kahlo, un’artista di coinvolgente passione e lucido realismo.

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Tra le opere, sempre appartenenti alla Collezione Gelman, che certamente sapranno affascinare il visitatore, potrai ammirarne alcune quali:  Autoritratto con collana (1933), Autoritratto seduta sul letto (1937), Autoritratto con scimmie (1943) e L’abbraccio amorevole dell’universo, la terra (il Messico), Diego, io e il signor Xoloti (1949) che sono  indubbiamente tra le più famose, ma quella che sempre mi sorprende resta l’Autoritratto come Tehuana (o Diego nei miei pensieri) di una delicatezza e forza indescrivibili: “Tienimi dentro di te, ti imploro. Voglio essere la tua casa, tua madre, la tua amante e il tuo figlio…Ti amerò dal panorama che vedi, dalle montagne, dagli oceani e dalle nuvole, dal più sottile dei sorrisi e a volte dalla più profonda disperazione, dal tuo sonno creativo, dal tuo piacere profondo o passeggero, dalla tua stessa ombra o dal tuo stesso sangue.Guarderò attraverso la finestra dei tuoi occhi per vedere te.” Concludono la mostra una serie di abiti colorati, che lasciano intravedere la vita dell’artista attraverso la sua quotidianità e il famoso letto a baldacchino con lo specchio in alto, suo silenzioso compagno nelle lunghe giornate trascorse a leggere e a dipingere, durante gli interminabili momenti di convalescenza e dolore. “Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te”. Curata da Gioia Mori e presente fino al 26 marzo prossimo, la mostra è uno spaccato sull’arte messicana, che merita non solo di essere conosciuta tramite Frida Kahlo, ma attraverso i suoi interpreti più significativi.