Cordova: visita alla Mezquita, gioiello di arte araba
Se Cordova mi ha stupito con le sue piccole meraviglie, la sua grandiosa Mezquita, la Cattedrale, situata nel centro storico, mi ha decisamente conquistato. Patrimonio dell’Unesco dal 1984 è una delle opere architettoniche più entusiasmanti che io abbia mai visto. Un misto di stili architettonici, di restauri e di opere che si sono articolati per circa 4 secoli di dominio arabo e 8 di quello cattolico. La sua storia è intrigante e rispecchia la tradizione che da sempre l’accompagna. Secondo la cultura araba, la casa di un profeta deve essere costruita con i tronchi di palma. Il nucleo originario edificato da Abd al-Rahman nel 785 sulle rovine della basilica visigota di San Vicente, era soltanto un sesto dell’attuale costruzione. Ricordato come primo emiro di al-Andalus, nome dato dagli arabi alla parte di Penisola Iberica conquistata e governata dal 711 al 1492, egli dispose l’ampliamento della struttura con moltissime innovazioni, tra cui la presenza delle colonne-palma, che arrivarono ad essere in numero di 1013, per sorreggerne il tetto, per poi rivedere le sue dimensioni, che raggiunsero i 180 metri di lunghezza e i 130 di larghezza. Oggi la Mezquita, la cattedrale di Cordova è la seconda più grande al mondo dopo quella della Mecca. Il nome Mezquita significa “luogo dove prostrarsi” e la sua fama si è diffusa nei secoli tanto da essere ancora adesso la testimonianza diretta dello splendore del califfato che qui aveva la sua sede. Ispirata alla moschea di Damasco, in Siria, la Mezquita è un gioiello di stile, storia e cultura, che si può ammirare nel cuore della cittadina andalusa. Nel 833 vennero aggiunte altre colonne antiche e 17 capitelli di ispirazione romana, costruiti apposta per l’occasione. Nel 945 il minareto viene alzato di 48 metri, il cortile ampliato di 60 metri e circondato da un portico. Nel 961 fu, invece, Al-Hakan ad allargare la sala di preghiera fino a sfiorare i 104 metri di profondità e aggiungere altre 12 navate. Sospinto dall’entusiasmo del popolo, egli pensò, inoltre, di far costruire lo stupendo mihrab, una particolarissima nicchia che all’interno di una moschea indica ai fedeli la qibla, cioè la direzione della Mecca, arricchito da decorazioni e “sormontata da una cupola semisferica a forma di conchiglia, simbolo della vita, sotto la quale viene spesso collocato il Corano”.
L’evoluzione della cattedrale si fa sempre più interessante, quando nel 1523 il vescovo di Cordova, Alonso Manrique chiede e ottiene da Carlo V, la possibilità di costruire una cattedrale cattolica all’interno della moschea. A questo punto una parte del corpo centrale dell’edificio viene demolito e le colonne abbattute e ridotte a 856. Nel nuovo spazio viene eretto il simbolo cattolico in stile tardogotico-rinascimentale e sui perimetri della moschea si costruiscono una serie di cappelle. Infine, nel 1593, il minareto viene modificato in torre campanaria da Hernan Ruiz, mentre “nella sala del tesoro troneggia l’ostensorio d’argento..opera di Enrique Arfe, che ogni anno viene portato in processione per il Corpus Domini”. La fusione tra gli stili, apparentemente difficili da immaginare, ha creato, invece, un capolavoro d’arte che continua a generare stupore tra le migliaia di persone che ogni anno visitano questo luogo di preghiera. Se l’esterno non desta particolare attenzione, l’interno è capace di stravolgere ogni logica, creando un’illusione ottica spettacolare che porta a dilatare lo spazio presente e a farti sentire così piccolo, in mezzo ad una tale articolata costruzione. Archi, colonne bicromatiche, silenzio e spiritualità rendono la Mezquita ancora più suggestiva. Intorno alla cattedrale, invece, si snodano i quartieri simbolo della città, da quello di San Basilio a quello ebraico della Juderia. Qui, strade, vicoli e case risentono dell’influenza araba e si offrono come spunto per una caratteristica e piacevole passeggiata tra piccole piazze, fontane, pergolati con piante e fiori. Sono l’anima della tradizione araba-andalusa, che vive ancora il suo intramontabile splendore. E sono anche i luoghi della movida, delle notti vissute tra ritmi di flamenco e canti popolari. Ma di questa particolare tradizione, ti racconterò un’altra volta.