Il Parco Naturale della Camargue tra fotografie e itinerari on the road

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Frederic Mistral,poeta occitano,Nobel per la letteratura nel 1904, descrive così la Camargue: “In lontananza, la sua distesa si perdeva nel mare e il mare nell’aria blu; i cigni, le folaghe rilucenti, i fenicotteri dalle ali di fuoco, venivano nella luce morente a salutare lungo gli stagni gli ultimi chiarori di luce”. L’origine del Parco Naturale della Camargue risale, secondo la tradizione, a 10.000 anni fa, quando la divinità riconducibile al dio Rodano riuscì a costruire con il delta delle sue acque, uno degli spazi lacustri più affascinanti d’Europa occidentale. Al lavoro incessante di questo fiume caparbio, si aggiunse già a partire dal periodo medievale, l’opera attenta e capillare dell’uomo che iniziò a edificare una serie di fortificazioni, per lo più argini, per contenere le piene invernali del fiume, ma anche la furia violenta del mare, che nel periodo della brutta stagione, spesso, offre sorprese non sempre gradite. E’ una zona selvaggia quanto basta, ma di una bellezza senza paragoni. Sono i colori, il valore aggiunto di questa terra sferzata dal mistral, il maestrale che qui è sempre presente, che arriva velocemente dal nord-ovest e se da un lato allontana gli insetti, dall’altro rende arida la terra. Così ancora l’opera dell’uomo è stata importante e precisa: convogliare le acque dell’onnipresente fiume, per compensare la siccità e aiutare stagni e paludi a ridurre il livello di soglia per evitare straripamenti e danni. Nella Camargue si vive attraverso distese di spiagge, talvolta dune, di mare a 360°, ma anche di sansouires (steppe salate). Il Parc Naturel Regional de Camargue, di cui ti ho accennato qualche tempo fa come possibile vacanza alternativaè un’area che supera gli 80 mila ettari di paludi salmastre e di acqua dolce, zone coltivate, risaie e qualche vigneto.

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E’ l’habitat per almeno 300 specie di uccelli, ma sono i cavalli e i tori, quelli che solitamente incontri più spesso, ai lati delle stradine, in una cornice di bucolica suggestione. Pensa che proprio i tori sono presenti in più di 20.000 unità, di cui poco più di 6 mila sono da combattimento, usati per la course camarguaise, uno “sport taurino” non cruento come la corrida. Vengono allevati di solito nelle “manades”, le fattorie locali e sono i gardians, che si legarono in una antica confraternita risalente al 1500, che si occupano di loro e dei loro spostamenti tra prati e stagni, insieme a branchi di meravigliosi cavalli selvaggi, che scrutano l’orizzonte e ti accolgono in questa deliziosa fetta di cielo, con la loro pacifica indole. Ma il simbolo della Camargue resta il fenicottero e soprattutto i colori, le sfumature tipiche della sua specie: Flamant Rose, quel rosa “fiammante” caratteristico, che si origina dal carotene contenuto nei crostacei ( Artemia Salina) e nelle alghe (Dunaliella) di cui si cibano. Vederli appollaiati su una zampa sola, mentre si riposano cullati dalla brezza del mare, o a volo radente sul paesaggio circostante in quei cieli di tinteggiati di tramonti incredibili, è uno spettacolo difficili da dimenticare. Sono buffi, con quel corpo che è solo tutto collo e zampe, che arrivano a nidificare qui in primavera, anche in coppie di 10 o 15 mila per volta. La loro destinazione è l’isolotto di Etang du Fangassier, che è vietato al pubblico proprio per evitare di disturbare la loro presenza. Nelle altre stagioni li trovi un po’ ovunque e ogni volta è una piccola meraviglia che prende forma. Li cerchi, li scruti, ti fermi a immortalarli in scatti per fermare il tempo in una cornice fatta di natura e di silenzio. Ma come fotografarli al meglio? Ho letto su una rivista di viaggi alcune preziose informazioni. Intanto l’obiettivo da scegliere dovrebbe essere tra i 200 e i 600mm, un teleobiettivo è quindi il più adeguato, quello utilizzabile con reflex a ottiche intercambiabili, se proprio non si ha un tale strumento, si può scegliere una compatta, ma con zoom almeno fino a 200. Per tenere “fermo” il tele che è sempre un problema per tutti, a maggior ragione in questo contesto, si potrebbe pensare al classico treppiede, ma in Camargue capita spesso di fermarsi a fotografare dall’auto e allora la soluzione più curiosa è quella di tenere a disposizione “un sacchetto pieno di riso e fagioli (30x30cm) da interporre tra il tele e il bordo del finestrino dell’auto”, così da essere un valido supporto. Le foto più belle si scattano al Parc Ornitologique de Pon de Gau, dove i fenicotteri sono liberi in un contesto paesaggistico meraviglioso. Alle foto preferisci perderti in rilassanti passeggiate? Ci sono 2 interessanti percorsi da fare a piedi, in bici o a cavallo: il primo è quello di La Digue, di quasi 8 Km che costeggia il mare e unisce la Plage Est al parcheggio vicino al Phare de la Gacholle; il secondo inizia dal Mas de Cacharel, procedendo per l’Etang de Malagroy fino all’Arenes sull’Etang de Vaccares, arrivando a Draille de 5 Gorges. In auto, gli itinerari corrispondenti a questi tratti, li trovi percorrendo i 3 Km in uscita da Saintes-Maries-de-la-Mer,  dietro la Plage Est, oppure il pezzo della D85 che unisce Mas de Cacharel a Frigoules e, infine, quello della D37 verso Villenueve che arriva all’Etang de Vaccares.

La Camargue è indimenticabile, un paradiso naturale che aspetta di essere scoperto.