La paura di volare: significato e strategie per affrontarla
Strettamente legata alla pianificazione di un viaggio, c’è la ricerca di un mezzo di trasporto adeguato che possa portarci a destinazione. L’aereo è sicuramente quello più rapido, comodo e, a seconda dei periodi e delle nuove tariffe low cost, anche quello più gettonato. Ma alla sua scelta piuttosto immediata e decisa si aggiungono, spesso, ansie e timori che ci accompagnano prima e durante il volo. Statisticamente è risaputo che la percentuale di incidenti aerei è sicuramente la più bassa nel mondo, ma questo non rassicura il nostro stato d’animo e non placa i comportamenti inconsci che spesso ne derivano. E’ definita aerofobia o aviofobia ed è quella paura specifica che colpisce sia chi vola di rado, ma anche chi lo fa con regolarità. Il modo con cui si manifesta non è comune per tutti: spesso è qualcosa che viene soltanto leggermente percepito dal soggetto durante l’intero viaggio in aereo, oppure circoscritto ad alcune fasi specifiche, come atterraggio o decollo, altre volte esplode con il terrore di salire addirittura sul mezzo. Si calcola che 1 individuo su 3 soffra di questo problema e che addirittura il 10% della popolazione mondiale abbia dichiarato di non voler salire mai più su un aereo. I sintomi manifestati sono spesso evidenti: dai tremori alla tachicardia, da alterazioni della frequenza respiratoria, alla tensione muscolare, fino ad un senso di vertigine, di costrizione e oppressione al petto, per arrivare anche a forme diverse di cefalea.
Ma perché si ha paura di volare? A livello psicologico “l’esperienza del volo ci obbliga a metterci in gioco su un piano emotivo, perché ci costringe ad affidarci agli altri e a rinunciare all’idea di essere noi, in prima persona, a controllare tutto ciò che ci riguarda”. Il distacco dalla terra e l’andare verso il cielo presuppone, inoltre, un allontanamento graduale e concreto dalla nostra vita, dalle abitudini, dalla casa, tutti bagagli emotivi che inevitabilmente ci portiamo in volo. Generalmente chi ha paura di volare “non è riuscito a conquistare una buona autoregolazione emotiva nelle situazioni in cui potrebbero verificarsi evenienze avverse, da lui poco controllabili”. E volare è una di queste dimensioni, in cui l’attenzione è rapita soprattutto da ciò che di negativo e nefasto potrebbe verificarsi.
Spesso questa paura del volo si associa alla presenza, nell’infanzia, di figure adulte costantemente ansiose, così da trasmettere un senso marcato del pericolo in quasi ogni situazione, tanto da ricercare spesso, per non dire sempre, una persona adulta di riferimento come elemento di protezione, di attaccamento e sostegno in varie circostanze di paura. Lo dimostra il fatto che spesso si voli più serenamente con accanto qualcuno su cui riponiamo una fiducia particolare. Quali sono gli errori da non commettere in volo? Intanto dare spazio a livello energetico e attentivo alla paura stessa di volare: restare concentrati su questo pensiero aumenta inevitabilmente le ansie collegate e stimola una percezione precisa su quei micro-segnali o elementi visivi e sensoriali che ci circondano (es. vibrazioni in volo, sguardo serio di hostess..). Quali sono invece gli approcci corretti da tenere a bordo? Prima di tutto imparare a controllare e regolare il proprio respiro. Quell’ emozione negativa che ci opprime sta alterando la nostra percezione di sopravvivenza e di benessere psico-fisico. Smorzare questa emozione attraverso la presa di coscienza di un respiro regolare e attento, ci aiuta a dominare tutti quei pensieri negativi,che disturbano la nostra mente e alimentano comportamenti incontrollati. In seconda battuta è necessario ricorrere al rilassamento che possiamo imparare gradualmente e che aiuterà a disperdere la nostra rigidità e guidarci nel non perdere il controllo. Il libro di A. Pellai “100 cose da sapere per volare sereni” illustra molto dettagliatamente la pratica meditativa di questo “viaggio” da compiere verso noi stessi, che coinvolge corpo e mente ad occhi chiusi. Infine superata questa esperienza in volo è necessario gratificarsi. E’ il concetto di rinforzo positivo che nella teoria dell’apprendimento si applica ogni volta che si riesce a superare un limite e a raggiungere un risultato insperato. Associare qualcosa di positivo a qualcosa che ci fa paura, ci aiuta a reagire in modo diverso e a diventare più liberi e coscienti delle nostre possibilità.