Natale e Capodanno: le feste vissute tra stress e depressione

Dicembre non è un mese facile per quanto riguarda l’aspetto psicologico-esistenziale di ciascuno di noi. Le festività, infatti, non rappresentano sempre un momento di serenità e voglia di condividere la gioia del momento, ma possono rappresentare un limite e una concreta difficoltà, che si snoda giorno dopo giorno. Non è raro sottomettersi allo “stress natalizio” ma è quello che accade più spesso di quanto possiamo immaginare. Fortunatamente sono tanti i rimedi  per fare in modo che anche questo momento cosi frenetico e tutt’altro che appagante, possa essere superato nel modo migliore.
Ma andiamo oltre. Su diversi quotidiani e riviste non è strano trovare un riferimento a quella che oggi viene definita la “depressione di Natale” una sindrome che colpisce tutti, indipendentemente da età e sesso. E’ caratterizzata da una concreta avversione verso lo status che la festa in sé rappresenta: la felicità a tutti i costi e si manifesta con un evitamento costante di foto o pensieri pubblicati anche sui social, che celebrano il Natale, la bellezza dello stare insieme, gli alberi e le decorazioni sfavillanti, bicchieri da brindisi e prelibatezze da gustare in famiglia. Sicuramente è anche imputabile la stagione invernale, che certo non aiuta nella produzione di pensieri sereni, anche in quelle persone tendenzialmente ottimiste e positive. Il dottor Giuseppe Tavormina, segretario generale di EDA (European Depression Association) e EDA Italia Onlus, ci spiega che “..la stagione invernale, molto più che quella estiva tende ad accentuare le problematiche depressive piuttosto che quelle euforiche/irritabili, anche come risposta alla mancanza di una sufficiente irradiazione solare, propria dei mesi invernali che favorisce la componente depressiva dell’umore”.

La sintomatologia fisica risulta evidente. I soggetti sono preda spesso di mal di testa, ansia e agitazione, aumento della irritabilità, difficoltà di attenzione, disturbi del sonno, inappetenza, senso di disagio e svogliatezza di frequentare persone in questo periodo. I giovani e gli anziani, i due poli opposti dell’esistenza,che per motivi diversi scelgono “l’abbandono” delle regole dello stare bene a tutti i costi, sono le persone più colpite, ma non manca di trovare questa situazione psicologica anche in altri.. Si cerca il “riparo” da luoghi affollati e si pensa che la solitudine possa essere la “cura” necessaria. Ma non è così, perché la mancanza di una “rete di affetti”, forte e sicura, aumenta, molto spesso, questa sensazione di disagio che alla fine porta ad una chiusura totale e ad un innalzamento dello stato di disagio. Se Natale può essere impegnativo da vivere, da un punto di vista emotivo, anche l’arrivo del nuovo anno, non porta sempre quella tranquillità sperata. La sosta più o meno lunga dall’attività lavorativa o scolastica sommata al momento “top” di un bilancio dei 12 mesi che si stanno concludendo, regala spesso una paura evidente per il futuro ancora incerto e un’ansia tangibile per il timoredi fallire quegli obiettivi tanto ricercati. Quali rimedi per questo doppio stato di cose? Non si può obiettivamente riuscire a non essere negativi a priori, ma la disponibilità a non isolarsi, a condividere il proprio Io, accentandosi per quello che si è, senza avere particolari aspettative da questo stato di cose, è già un passo significativo. La positività e la speranza sono, infatti, nel cuore di ciascuno, occorre solo trovare la “chiave” per aprire la porta a questo Natale e all’imminente anno nuovo, fatti anche di pace interiore e di sogni.