Piazza Navona: la poesia di Roma è qui

roma piazza navona

Piazza Navona a notte, sui sedili / stavo supino in cerca della quiete / e gli occhi con rette e volute di spirali / univano le stelle…” così la descriveva uno degli scrittori italiani più famosi al mondo, Salvatore Quasimodo. E’ una delle piazze più amate di Roma e forse d’Italia. Fiera e artistica, popolare ed elegante, spesso caotica ed intrigante, è il salotto della capitale, una dei tanti simboli ad effetto, che qui puoi vivere in ogni stagione dell’anno. E’ la mia preferita! Anticamente era uno spazio in “agone”, termine derivato dal latino “agones”, competizioni, da cui derivò poi quello odierno. Durante la Roma Imperiale ne rispecchiava i canoni architettonici: la forma e le dimensioni erano adatte ad essere lo stadio grandioso voluto da Domiziano, che accoglieva circa 30mila spettatori e in cui si svolgevano corse, avendo una pista lunga 240 metri e larga 63, e poi ancora pugilato e lotta. Poi su quest’area, in tempi diversi, vennero costruite case, torri, palazzi e, infine, chiese durante il periodo rinascimentale. La definizione del suo essere attuale avviene soltanto dopo la seconda metà del Seicento, quando Papa Innocenzo X Pamphilj, la prese come simbolo della grandiosità della sua potente famiglia. La piazza venne arricchita di sculture ed edifici particolarmente ricchi di pregio, come proprio Palazzo Pamphilj e le celebri fontane, opere di artisti dalla fama immensa come Bernini, Borromini e Della Porta. Proprio la Fontana dei Fiumi è il simbolo della piazza, che sorge in posizione centrale e testimonia la passione e l’arte di un genio del calibro di Gian Lorenzo Bernini, che è riuscito nell’intento di personificare il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio della Plata, con suggestivi decori, che appoggiano su una base fatta a scogliera. Non manca di attirare l’attenzione l’Obelisco Agonale, basta, infatti, alzare gli occhi sopra la fontana e i suoi quasi 17 metri di granito rosso, con incisioni e scritte in geroglifico, ci appaiono in tutta la loro maestosità. Dopo essere stato spostato da Massenzio nel Circo, lungo la via Appia, subì danneggiamenti vari e venne recuperato da Innocenzo X nel 1647 e successivamente restaurato proprio per ricordare i fasti dell’età di Domiziano. Dopo diverse opere di manutenzione è finalmente tornato al suo splendore.

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Circumnavigando la piazza non si ha l’esatta idea della sua bellezza, per scoprire il suo delizioso fascino occorre, infatti, accedere al cortile del vicino Palazzo Braschi, una residenza molto elegante realizzata da Cosimo Morelli e successivamente impreziosita da Giuseppe Valadier, che accoglie al suo interno il Museo di Roma. Qui si apre al pubblico la possibilità di visitare un’ampia collezione di oggetti e opere d’arte legati alla storia di Roma, che abbracciano un vasto periodo dal Medioevo fino al Novecento. Palazzo Pamphilj, ultimato nel 1650 su progetto di Girolamo Rainaldi, dal 1960 di proprietà del governo brasiliano e sede dell’Ambasciata del Brasile è un edificio di spettacolare bellezza, che presenta sale magnifiche con arredi e affreschi di gran pregio, come la Sala Palestrina che ha accolto i Concerti Grossi di Arcangelo Corelli. Oro, marmo e gli affreschi della cupola, eseguiti da Ciro Ferri rendono omaggio, infine, alla suggestiva chiesa di Sant’Agnese in Agone, edificata nel 1600 da Borromini e Rainaldi. Oggi Piazza Navona ti sorprende con entusiasmo e dolcezza sia di giorno, sia di sera. Forse il fascino più insolito è quello di vederla colorata e allegra durante il periodo natalizio, in particolare nella notte della Befana tra il 5 e il 6 gennaio, oppure assaporarla al mattino presto o a notte fonda, quando sembra che tutta Roma dorma già avvolta da un delizioso silenzio. E’ stata, infine, “presa in prestito” come scenografia per numerose pellicole, non si dimenticano, infatti, le immagini del film di Toni Servillo “La Grande Bellezza”, che ne sottolineano una personalità quasi sentimentale e solitaria, davvero indimenticabile. La poesia di Roma si recita anche qui, Piazza Navona è uno dei suoi versetti migliori.