Stress e metropoli: road rage tra i pedoni

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E’ una sindrome metropolitana molto diffusa che colpisce soprattutto gli automobilisti di città come le nostre, moderne, affollate e caotiche. Un sorta di naturale risposta al tipo di ambiente circostante, una reazione allo stress, alle situazioni conflittuali, ai tempi sempre più rapidi attraverso cui si svolge il nostro quotidiano. Sociologicamente parlando è stata definita “Road Rage” e gli studi ad essa relativi hanno evidenziato meglio, non solo la mappa delle città più a rischio, ma anche e soprattutto le tipologie di comportamento di coloro che ne restano colpiti, in maniera più o meno evidente. Generalmente si usa attribuire il termine “road rage” a quei comportamenti violenti e fuori luogo che si adottano quando si è alla guida di un’automobile o di un qualunque veicolo a motore. Dagli anni ’90 in poi vennero individuate le caratteristiche del guidatore affetto da “rabbia stradale” che si possono riassumere in alcuni comportamenti quali: guidare velocemente a cavallo delle corsie per spaventare gli altri automobilisti, provocare volontariamente degli incidenti, lampeggiare in modo ossessivo, insultare e minacciare continuamente altri guidatori, ciclisti o pedoni o cercare la rissa e la lite continua scendendo dall’auto e provocando gli altri. Dal 1997, inoltre, pare che questa condizione sia stata classificata come patologica almeno negli Stati Uniti, al punto che da essere inserita nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disagi Mentali. Si tratta, infatti, di un disturbo mentale vero e proprio, definito in termini di “disturbo esplosivo intermittente”. Si è arrivati ad una prima conclusione che il problema della gestione della rabbia è, spesso, di difficile attuazione. Si sa che la rabbia è una delle tanti emozioni tipicamente umane. E’ una sorta di meccanismo di difesa che rivolgiamo all’esterno, quando ci sentiamo attaccati o minacciati. Il problema, però, nasce dalla impossibilità di saperla controllare, dall’incapacità di agire in maniera equilibrata in ogni situazione, tanto da generare, invece, situazioni di conflitto più o meno accentuate, che influiscono poi sui nostri rapporti personali e in generale sulla nostra esistenza.
Interessante e utile è stato divulgare sul territorio (in America, ma anche qui da noi) la presenza di corsi specializzati per imparare a gestire gli attacchi di rabbia, sicuramente adeguati come prevenzione per il fenomeno della road rage, ma applicabili in qualunque altro nostro ambito quotidiano. Ciò che ultimamente mi ha colpito è stato accorgermi, che negli ultimi anni, questa sorta di “rabbia” metropolitana si sia diffusa anche e soprattutto tra i pedoni. Proprio i pedoni, coloro che sono da sempre considerati i soggetti più indifesi e pacifici, affrontano con strani impeti comportamentali le loro “cavalcate” urbane, a volte manifestando atteggiamenti preoccupanti. Diversi sono stati gli articoli e le pubblicazioni che sottolineano gli “incidenti” tra i pedoni e pongono l’attenzione sul “codice di comportamento pedonale”, non da tutti conosciuto e quindi osservato.

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Gli studiosi del Department of City Planning di New York hanno monitorato la situazione, registrando, tra l’altro, le diverse velocità di andatura degli stessi pedoni. Si considera un passo con una media di 1.35 metri al secondo, escludendo coloro che corrono per fretta, abitudine o jogging. I turisti affetti da “lentezza da svago” e gli anziani hanno, invece, una falcata di circa 1,11 metri e di seguito le persone obese. Questa inevitabile diversità di passo porta alla diffusione di situazioni difficoltose: da un lato gli irriducibili della velocità, dall’altra coloro che occupano i marciapiedi senza affanno. Questi diventano i palcoscenici di una “simbolica battaglia” in nome della vita frenetica, spesso alimentata da condizioni stressanti, per cui basta un gesto improprio, una parola o un atteggiamento a scaricare le frustrazioni e determinare piccole o grandi condizioni di violenza. Così come sottolineato anche da un articolo sul famoso Wall Street Journal, anche in Italia, dopo una sentenza della Cassazione, si è sentito il bisogno di confezionare un apposito “decalogo del pedone” per regolare in maniera ottimale i rapporti tra pedoni e automobilisti, ma anche tra pedoni e pedoni.E’ un insieme di norme comportamentali, un codice di bon ton che tutti dovrebbero ormai riconoscere da alcuni anni e soprattutto applicare! A tutelare le esigenze dei pedoni, infine, è scesa in campo, nel nostro Paese, ormai da 30 anni la Legambiente con l’istituzione sul territorio delle tanto ambite “isole pedonali”. Nate soprattutto per decongestionare il traffico nelle grandi città e ridurre i livelli di inquinamento atmosferico con cui combattiamo da sempre, esse si considerano un interessante aiuto nel gestire lo stress urbano, perché garantiscono la possibilità di dedicarsi alla “propria andatura” senza subire gli effetti di quella altrui e vivendo così i propri spazi in modo più equilibrato e soddisfacente. Un modo utile e sostenibile di affrontare il disagio psico-fisico che la road rage anche tra i pedoni, rappresenta e che ci si auspica possano essere sempre più numerose nel prossimo futuro.