Torino Golosa: la storia del cioccolato

cioccolato in vetrina

Si racconta che l’origine del cioccolato abbia radici antichissime, tanto che la mitologia riporta la famosa leggenda del dio Quetzalcoatl. Dopo la scoperta dell’America i primi conquistatori dell’area centro-meridionale iniziarono ad esportare oltre ad oro, argento, pietre preziose e frutti esotici, anche i semi di cacao e in questo modo l’espansione di questo prodotto portò, in breve tempo, alla diffusione del cioccolato in altre parti del mondo. In Europa nel 1585 giunse il primo carico commerciale di cacao proveniente da Veracruz e nel 1615 Anna d’Austria, moglie di Lodovico XIII, introdusse la bevanda al cioccolato alla Corte francese che divenne uno dei simboli della “moda” aristocratica del tempo. Si riconoscevano ad essa proprietà assolute e apprezzate da tutti: nutriente, digestiva, stimolante, afrodisiaca…. Dagli archivi storici di Torino sappiamo che nel 1678 Madama Reale, Maria Giovanna Battista Nemours , regina dello Stato Sabaudo dal 1675 al 1684, assegna la prima “patente” al cioccolatiere torinese Giò Antonio Ari, autorizzandolo a vender,e oltre che a produrre e lavorare, la cioccolata e nel Settecento, grazie ai Savoia e ai loro collegamenti con la corte di Madrid, Torino divenne “capitale del cioccolato”. Fino ad allora i fabbricanti di bevande a base di cioccolata non potevano commercializzarla: erano confettieri e acquavitari, che a Torino chiamavano limonadier, mentre la vendita spettava ai caffettieri che servivano la cioccolata accanto al caffè e ad altre bevande calde e fredde. Dopo il provvedimento reale il cicôlatè ‘d Turin divenne una figura professionale molto redditizia. Ma la storia non è finita qui! “Tutta colpa di Napoleone” si diceva a Torino: fu, infatti, un capriccio della storia a regalare alla città piemontese un altro primato. Bonaparte, per boicottare gli inglesi, impose nel 1806 un blocco alle importazioni dei prodotti del Nuovo Mondo, blocco che durò molti anni.

GianduiottiPer sopperire alla scarsità di cacao il pasticcere Michele Prochet ebbe allora l’idea di mischiare al cacao un prodotto facile da trovare in Piemonte, le nocciole, tostate e tritate. Nacque così il cioccolatino celebre in tutto il mondo che fu chiamato Gianduiotto,  in onore della maschera piemontese, durante il Carnevale del 1865. Oggi Torino e il cioccolato sono un binomio inscindibile: non tutti, forse, sanno che spetta a Torino il 40% della produzione nazionale del cioccolato in Italia: praline, cioccolato in tazza e soprattutto il famoso bicerin rappresentano una tradizione che non cede al passare del tempo. A dimostrazione di ciò, devi sapere che proprio di fianco al magnifico santuario della Consolata, c’è un locale che è l’espressione concreta della storia sabauda. Inizialmente monsù Dentis offriva ai suoi clienti “l’acqua cedrata” che era molto richiesta, ma allo scoppiare del “fenomeno cioccolato” dovette adeguarsi ai nuovi gusti degli avventori, introducendo la novità del momento: la cioccolata in tazza da servire con la sua “bavareisa”, un dolce di cioccolato, latte, sciroppo e caffè. Ci volle un intervallo di mezzo secolo per ritrovare un edificio rinnovato, elegante e ricercato, proprio come è rimasto oggi, sosta preferita di turisti e non che assaporano una parentesi di storia e gusto, in un contesto d’altri tempi. Tra le innovazioni, ci fu soprattutto quella di proporre una specialità diversa, nuova, curiosa, così alla “bavareisa” successe il bicerinfatto con crema di latte, cioccolata e caffè, servito in piccoli bicchieri di vetro trasparente, che permettevano di vedere gli ingredienti”, che diede anche il nome al locale “Al bicerin”. Inutile dire che questa nuova proposta suscitò l’entusiasmo degli avventori che divennero sempre più frequenti. Tra i nomi noti si ricordano: il conte Cavour, Silvio Pellico, il filosofo Nietzsche e ancora Macario, Italo Calvino, Wanda Osiris, Guido Gozzano…Attualmente il bicerin è una bevanda che si trova in moltissimi locali di Torino, con variazioni più o meno significative. Il dato certo è che la ricetta originale segreta, di inizio Ottocento, resta dello storico caffè da cui ha avuto origine.