Vacanze&Psiche: 4 consigli rigeneranti per il rientro
Diversi studi hanno sottolineato che la vacanza migliore, a prescindere dal tipo di destinazione scelta, sia quella che dura al massimo 2 settimane. 15 giorni circa in cui è possibile staccare la spina, se davvero lo si vuole e che aiutano soprattutto il successivo recupero psico-fisico e il ritorno alle attività quotidiane e lavorative. A questo proposito ho trovato interessanti alcuni spunti letti di recente su un quotidiano, che ben si sposano sul fornire alcuni preziosi consigli da vivere per chi è ancora in vacanza o comunque non ha ripreso del tutto la routine di sempre. «Le basi neurofisiologiche del funzionamento del nostro cervello suggeriscono che staccare totalmente la spina potrebbe avere un costo eccessivo da pagare al rientro in termini di memoria, funzioni esecutive e capacità di gestione dello stress» spiega infatti Giuseppe Di Pellegrino del Centro studi e ricerche in Neuroscienze Cognitive dell’Università di Bologna a Cesena. Siamo esseri abitudinari, impegnati in varie attività diverse, svolte anche contemporaneamente per cui in vacanza è necessario cambiare il modo cognitivo di relazionarci con l’ambiente: “Senza che ce ne accorgiamo, continuamente spostiamo la nostra attenzione e ricollochiamo le nostre limitate risorse cognitive; con la pratica, acquisiamo automatismi e alleniamo quei meccanismi di controllo cognitivo che ci permettono di ignorare gli stimoli che ci potrebbero distrarre dal compito» spiega il neurologo. «Questo impegna tremendamente la nostra corteccia cerebrale nella zona frontale e del cingolo e la sera siamo esausti».
In breve i consigli per una vacanza rigenerante, da mettere in pratica anche a casa e non necessariamente solo nel luogo di villeggiatura, sono essenzialmente:
– Riposare in modo adeguato. Occorre evitare un sovraccarico di informazioni difficili da gestire per il nostro cervello, in modo da allontanare stress e difficoltà di concentrazione. Il sonno è il miglior alleato, perché dormendo avviene una sorta di selezione naturale tra gli input importanti da ricordare e quelli secondari da cancellare: «Il brusio della vita di tutti i giorni scompare e siamo finalmente liberi di concentrare le nostre risorse per riflettere su quanto conta davvero e anche di svagarci». Devi sapere che il diritto alle ferie pagate è nato proprio dal concedere ai lavoratori una pausa. Fu Sir John Lubbock che nel 1871, definì il “Bank Holiday Act», che stabiliva quattro giorni di ferie per i dipendenti delle banche del Regno Unito.
– Essere creativi e diversificare. La scoperta di posti diversi, il vivere esperienze nuove sono tutte azioni che aiutano il nostro cervello. «Le nuove informazioni si accumulano e interferiscono con quanto era già archiviato in memoria perché sono più recenti e quindi disponibili in modo più immediato. Al rientro, riattivare i vecchi automatismi richiederà un maggior consumo energetico, cioè più fatica». Un week-end nella natura è quanto di meglio ci vuole per attivare meccanismi nuovi che aiutano il nostro cervello, regalando picchi di creatività che si esprimono con idee e soluzioni nuove a vecchi problemi.
– Usare la testa. Staccare la spina non vuol dire smettere di pensare o di allenare le nostre normali funzioni cognitive. Usare il task switching, attività che implica flessibilità cognitiva, cioè capacità di concentrarci e di passare da un compito all’altro velocemente è senza dubbio utile anche in vacanza. «Non dobbiamo rifiutarci di pensare al passato; riattivare mentalmente le informazioni lavorative durante la vacanza può essere sufficiente» dice Di Pellegrino. «Leggere un libro impegnativo, scrivere qualche riga, riflettere» sono esercizi utili per agevolare il ritorno alle attività mentali più complesse.
– Esercizio fisico. Il binomio mente-corpo, infine, è inscindibile e un buon allenamento fisico leggero ma costante è ciò che sicuramente aiuta la ripresa.
Buon fine vacanze a tutti!