Villaggio Leumann: un meraviglioso viaggio nel tempo

Il viaggio nel tempo alla scoperta del Villaggio Leumann, è il suggestivo tour organizzato da Somewhere, che ti accompagna in un mondo antico e suggestivo. Si parte da quella che era definita la “Stazionetta” una casetta in legno, affacciata su corso Francia a Collegno, il corso rettilineo più lungo d’Europa (11,75 Km), che era il punto di fermata, dove si aspettava il “tritatutto”, così era soprannominato il trenino a vapore, che faceva la tratta tra Torino e Rivoli. Nel 1902 viene, appunto, costruito questo edificio per accogliere gli operai nell’andare e tornare dalla fabbrica, sorta proprio di fronte. La prima parte di questo villaggio operaio, che si lascia scoprire dopo il tramonto, venne realizzato nel 1891, dopo che nel 1874 venne acquistato il terreno dall’imprenditore svizzero Isacco Leumann e costruita inizialmente solo la fabbrica (1875) il “Cotonificio Leumann” che ben presto diventerà di grande proporzioni con 600 telai, 4 caldaie a motore, 2 motori a vapore e un incremento cospicuo di operai (da 200 iniziali a 1500 nel 1911). Il villaggio comprende 59 abitazioni indipendenti costruite in uno stile liberty molto semplice, divise in 120 alloggi, che inizialmente ospitavano circa 1000 persone. Il tutto è suddiviso in due parti, due comprensori formati da piccoli edifici quasi tutti con giardino o con un piccolo orto alle spalle, posti a ridosso dello stabilimento tessile da cui prende il nome, su un’area di circa 60.000mq. La posizione geografica interessante, vicino alla Francia e con due “bialere”, corsi d’acqua, nelle immediate vicinanze, sommati agli incentivi fiscali, promossi per alimentare un certo genere di economia, fecero sì che questo progetto ebbe presto un grande successo.

Fu Napoleone Leumann, figlio di Isacco, il geniale imprenditore che seguendo le orme paterne, ebbe delle intuizioni importantissime, che attuò in breve tempo, fresco di studi e di nuove prospettive, che volle subito realizzare. Ben presto, infatti, l’organizzazione urbanistica venne gestita in modo più completo e attento alle esigenze sociali e sanitarie degli operai che popolavano questa area, facendo, così, del villaggio una struttura di grande interesse storico, architettonico e culturale. Nel 1891, infatti, frequentando la corrente degli ingegneri igienisti, pensò di valutare soluzioni ottimali di benessere per la classe operaia e per questo fece costruire casette accoglienti, con una serie di servizi utili: i servizi privati (anche solo la “turca”), un giardino con fiori, un balcone… La prima parte di questo comprensorio aveva previsto la costruzione del Convitto delle operaie, gestito dalle suore, che accoglieva le ragazzine deputate alla tessitura, dando loro la possibilità di partecipare anche a corsi della “buona massaia” per la gestione della casa (ricamo, cucina..) e questo divenne il simbolo di questa prima porzione di villaggio. Successivamente vennero edificati la scuola materna e quella elementare (intitolata alla figlia di Napoleone, morta in tenera età), i bagni pubblici, un centro sportivo con la palestra, un ambulatorio medico aperto per tutti e il teatro. Non solo ma l’imprenditore si preoccupò della tutela della salute, attraverso una sorta di “cassa mutualistica” estesa anche alle donne, durante il periodo di maternità e garantendo loro il reinserimento al lavoro.

La seconda parte di questo comprensorio ebbe, invece, come elemento architettonico significativo la Chiesa di Santa Elisabetta, nome tra l’altro, della mamma di Leumann a cui venne in un certo modo, dedicata. La popolazione, infatti, desiderava avere un luogo di culto vicino e comodo e per questo Napoleone Leumann, nonostante la sua fede protestante, affidò il progetto all’ingegnere torinese Pietro Fenoglio nel 1907, che la costruì in un particolarissimo stile liberty e neo romantico. Di giorno dalle vetrate policrome filtra un fascio di luce di grande impatto visivo, realizzate da decoratori e artisti diretti dal prof Smeriglio da Poirino. Queste sono il valore aggiunto di una struttura che presenta una pianta longitudinale con navata unica, coperta da capriate lignee e abbellita da due piccole cappelle poste sui lati. All’esterno i due campanili liberty, svettano con due croci in ferro battuto piuttosto stilizzate e curiose, mentre il rivestimento della facciata alterna mattoni a litocemento, per un gioco cromatico particolare. Tutto procede tra attività industriale e impegno sociale fino al 1972, quando inevitabilmente lo stabilimento dovette fare i conti con la crisi economica del momento. A questo si sommarono alcuni investimenti sbagliati, che misero l’azienda ai margini della produzione e contribuirono al suo lento declino, tanto che venne chiusa. Ne seguì un’insurrezione degli operai che dopo aver perso il lavoro, temettero di perdere anche le case. Per questo intervenne il Comune di Collegno, che acquistò il complesso, salvaguardandone il valore storico e architettonico e garantendo la sistemazione delle abitazioni e dei loro occupanti. La fabbrica cessò la sua attività nel 2007. Oggi le casette sono restaurate ed abitate e il mondo che rappresentano continua ad essere un piccolo delizioso viaggio senza tempo.