A Torino è arrivato il tempo di Matisse
Il regalo più bello che l’arte potesse confezionare, era offrire a questa mia Torino, già di per sé incantevole, una nuova, insolita, accattivante mostra in onore di un altro grande artista di fama internazionale. Henri Matisse si affianca a Monet, la cui esposizione ricercatissima si trova ancora presso la GAM, per accomodarsi tra le sale dello stupendo Palazzo Chiablese, location discreta e suggestiva per le sue opere. E’ una pittura originale quella di Matisse, francese dei primi del ‘900, precursore di un modo di dipingere lontano dalla semplice e logica realtà, ma molto più vicino a linee sperimentali e colori intensi, dove quel non so che di “fauves”, “selvaggio” iniziava ad emergere nei primi quadri esposti a Parigi. Il Fauvismo, questo movimento pittorico famoso e discusso, vide in Matisse uno dei suoi più accesi protagonisti. Immaginare, dipingere nuove forme, stemperare il ruolo delle prospettive e vivere di colori, perché come diceva il maestro: “Creare è proprio dell’artista; dove non c’è creazione, l’arte non esiste”. E’ un sentimento interiore quello che guida la sua produzione pittorica, una spinta che trascende la realtà e libera le più profonde sensazioni. Così, proprio oggi, Matisse ci apre la sua anima in una delle rappresentazioni artistiche più interessanti nel panorama artistico-culturale nazionale e internazionale. Sono 50 le sue opere esposte, mentre 47 appartengono ad amici e colleghi suoi contemporanei, da Picasso a Mirò, da Renoir a Modigliani, tutti capolavori provenienti dal Centre Pompidou di Parigi.
“Matisse e il suo tempo” si snoda in 10 sezioni particolarissime, che rappresentano la sua vita e la sua genialità, a partire dalle origini, dall’esperienza intessuta nell’atelier di Gustave Moreau, fino ad arrivare alla nascita del movimento pittorico che meglio lo rappresenta. Quegli indimenticabili colori puri, il profondo senso di libertà, di evasione, l’istinto e la tradizione, la voglia di essere e di fare, si ritrovano in alcune delle sue opere più interessanti e indimenticabili come “Grande interno rosso” (1948) e “Ragazza vestita di bianco, su fondo rosso” (1946). L’amicizia, che si traduce in stimoli attraverso i quali continuare a creare, è questo il significato del tempo che passa e che Matisse riesce a fermare tra i suoi dipinti: nature morte, odalische, paesaggi orientaleggianti rappresentano l’essenza di forme e figure, mettendo in risalto la sua capacità di contemplazione del reale. Proprio il 25 dicembre del 1908 egli scriveva “Ho lavorato per arricchire la mia intelligenza per soddisfare le differenti esigenze del mio spirito, sforzando tutto il mio essere alla comprensione delle diverse interpretazioni dell’arte plastica date dagli antichi maestri e dai moderni”. La mostra, nata quasi sottovoce, in una città il cui valore culturale si è diffuso rapidamente anche oltre confine, è simile a quei doni natalizi, che si scartano lentamente per farsi sorprendere a poco a poco. Fino al 15 maggio 2016 Matisse ci porta per mano nel suo mondo, per un’esperienza artistica indimenticabile.