L’alchimia a Venezia ha i contorni di Palazzo Lezze

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Ci sono luoghi che per un motivo o per un altro, risultano essere “magici”, che mostrano o rappresentano alcuni elementi per lo più enigmatici,  tutti da vivere e da scoprire. Non è raro trovare l’alchimia proprio nel profondo della storia di alcune città e non è necessario andare molto lontano: Torino o la stessa Venezia (ma presto ti racconterò anche di Parigi) ne sono un esempio concreto. Credo sia utile che io mi soffermi, però, sul reale significato del termine “alchimia”. “La maggior parte degli ordini religiosi del Medioevo e del Rinascimento consideravano l’Alchimia (dal copto Allah-Chemia o chimica divina) l’Arte dello Spirito Santo o Arte reale della Creazione divina del mondo e dell’uomo” che si ispirava alla dottrina cattolica ortodossa. Coloro che aderivano a queste pratiche, sapevano trovare un “equilibrio tra mente e cuore, cultura e qualità morali, penitenza e umiltà”. A Venezia tra il XVI e XVII sec l’Alchimia era diffusa così come a Praga, ritenuta una delle più interessanti città europee, simbolo di questi rituali. Purtroppo accanto alla popolarità di autentici alchimisti si nascondevano numerosi ciarlatani che ne minavano la reputazione. L’Alchimia prevedeva un aspetto “spirituale” e uno “di laboratorio”, che dovevano congiungersi e fondersi in ogni manifestazione. Nel 1470 viene fondata la società segreta, chiamata Voarchadumia,  che “si dedicò alla pratica dell’alchimia e alla comunicazione con gli esseri celesti, attraverso un linguaggio magico denominato enochiano (parola che deriva da Enach, figlio di Noè)” e alla diffusione di numerosi e interessanti testi “magici”. Essa nacque, in modo specifico, proprio per mettere ordine tra le diverse figure che si alternavano in questo periodo, creando non poca confusione. A Venezia l’alchimia si esprimeva attraverso gesti dalla valenza caritatevole, “applicando i suoi elementi chimici alla medicina” e di questa particolare dedizione se ne possono ancora trovare testimonianze in alcuni dei suoi edifici più antichi, di cui Palazzo Lezze è forse quello più rappresentativo. Si trova nel Sestiere di Cannaregio, raggiungibile dalla Stazione di S.Lucia o da Piazzale Roma, attraverso una corsa in vaporetto oppure a piedi. Io mi sono lasciata trasportare da una passeggiata molto suggestiva, nel cuore del mese di febbraio, accompagnata da una di quelle pioggerelline lievi, che mi ha portato a Fondamenta della Misercordia, un luogo dall’atmosfera molto particolare, tanto da essere consapevole di trovarmi in una delle zone più intriganti della città, decisamente lontana anni luce dai percorsi turistici più noti e battuti.

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Qui al civico 3598 Palazzo Lezze ti appare come un imponente edificio, a metà tra lo stile barocco e quello rinascimentale, che venne costruito tra il 1611 e il 1617. Il nome si rifà a Giovanni Da Lezze, soldato e importante uomo politico del XVII secolo, morto nel 1624, la cui famiglia si dedicava a commerci e costruzioni in campo navale, dopo essersi trasferita da Lecce, paese d’origine, fino a qui. Giovanni, influenzato dalla presenza di numerosi ermetisti presenti alla corte di Carlo V che ben conosceva, affidò all’architetto Baldassare Longhena la costruzione di una parte del Palazzo, che presenta ancora oggi diversi altorilievi, ben conservati, di spiccata natura alchemica. Dei 4 presenti che meglio si notano sull’edificio, il primo, situato all’angolo destro della facciata, è sicuramente quello più evidente. E’ la raffigurazione di un un re con una corona di fiamma e vicino due personaggi che sembrano appoggiarsi su 2 pellicani. Sopra queste figure spiccano il Sole e la Luna. Nel linguaggio alchemico il re è l’Oro Filosofico, la Coscienza Solare; i personaggi laterali sotto il sole e la luna sono rispettivamente il Mercurio e il Sale “non in quanto elementi ordinari, ma nella loro quintessenza..”, mentre il pellicano è un’altra testimonianza che raffigura l’alchimia. Si deve a Fulcanelli , uno dei più misteriosi e conosciuti scrittori di alchimia, una delle definizioni più complete per identificare questo palazzo, visto come la “dimora filosofale di Venezia”,un grande riconoscimento, un valore aggiunto per questa città che non smette di meravigliare. Venezia, infatti, mostra di sè dettagli di incredibile pregio storico e culturale e questo ne è un altro nuovo, interessantissimo esempio da non lasciarsi sfuggire.