Principato di Seborga: il mio tour storico-sensoriale

La strada che da Bordighera si distende su per la collina, incontra ben presto un territorio a semicerchio, proprio dove si incrociano i profili del monte Bignone e del monte Caggio. Qui Seborga e il suo Principato mi sono apparsi nel cuore di una frizzante giornata estiva, mentre mi allontanavo lentamente da quel mare cristallino, per ritrovarmi ben presto tra caruggi, muri a secco e pennellate bucoliche, confini ideali di questo territorio. Non è vero che qui il tempo pare essersi fermato. Il tempo ha assunto un profilo e un valore diverso: ha svestito la sua funzione regolatrice e attenta, per regalare a chi giunge qui, la certezza di poterlo gestire nella pace personale più assoluta. L’incontro con la Principessa Nina si è svolto attraverso una dimensione emozionale insolita: senza schemi, che non fossero un tacito accordo per conoscersi attraverso dettagli, sorrisi e dialoghi sfumati. Un’accoglienza degna di nota, in una location interessante e coinvolgente, che disegna il Principato in una posizione strategica e invidiabile.
Escludere il taglio “bloggeriano” è stata una scelta nella narrazione di questo itinerario particolare ed indimenticabile. Ho provato a non pensare a cosa vedere e a cosa fare, per tentare di lasciarmi guidare dai sensi, da quel “qui ed ora”, che ancora una volta mi ha portato ad assaporare meglio ciò che ho avuto modo di ascoltare e soprattutto percepire. Ho interagito con alcune figure importanti del Principato, che mi hanno accompagnato in un tour improvvisato in modo semplice ed esauriente, alla ricerca di quei dettagli che ne hanno fatto la differenza. Ho attraversato le Porte di accesso, sfiorando quei muri un tempo austeri, che ancora oggi mostrano fieri i cardini della loro storia. Ho visitato l’Antica Prigione, avvolta in una oscurità tangibile, calpestando la paglia sul pavimento e accarezzando con lo sguardo quelle manette, simbolo dello “ius gladi et sanguinis” di cui il Principe-Abate godeva in tempi antichi.

La Chiesa Parrocchiale di San Martino, nella piazza omonima e il vicino Palazzo dei Monaci hanno entusiasmato i miei passi, che si muovevano lenti tra saliscendi pittoreschi e un susseguirsi di atmosfere storiche, sapientemente raccontate dalla mia guida così speciale.
Ma ciò che ha fatto vibrare la mia attenzione non è stato ciò che ho visto, ma ciò che ho immaginato. Devi sapere che il territorio seborghino è famoso in tutto il mondo per la coltivazione di due fiori particolari, dal simbolismo intenso. La ginestra seborghina è diversa da quella selvatica che tutti conosciamo e si presenta in una veste candida, di colore bianco. E’ lo stesso fiore celebrato da Leopardi, mio poeta del cuore, che ne esalta l’umiltà, la fierezza e la forza coesa nel volersi difendere dalle avversità della natura stessa. E’ singolare come dalla fragilità di questo fiore, ne esca addirittura un profilo regale di altri tempi. Pare, infatti, che la dinastia dei Plantageneti, casata medievale di rango reale a cui appartenevano i rami inglesi di Lancaster e York, la scelsero come blasone della stirpe (planta genista). Il giallo, invece, dipinge deliziosamente il profilo della mimosa (Mimosa Gaulois), tipica di questo territorio. Credo che meglio di ogni altra pianta, questa esprima perfettamente alcuni tratti della personalità della Principessa Nina, che il 20 agosto prossimo, vivrà la sua investitura nel Principato.

Libertà, autonomia, sensibilità è questo ciò che comunica il fiore ed è ciò che mi pare di aver intravisto, dietro lo sguardo luminoso e sorridente di questa donna/principessa. Nonostante l’aspetto delicato che la mimosa sa mostrare di sé in una sorta di sontuosa discrezione, è un fiore che racchiude forza e gioia di vivere. Il giallo, infatti, è il colore della forza interiore, di animi pronti e votati alla realizzazione di sé e dei propri obiettivi. Ma è anche il simbolo del potere, della prosperità economica e della bellezza, attribuito, non a caso, a certe dinastie orientali. Inoltre, il suo profumo delizioso e intenso è tipico di questa porzione della Liguria, accarezza i sensi, regala pace e serenità. Fiori, colori, profumi, forza, indipendenza, valori, delicatezza e condivisione.

Ecco, io Seborga l’ho vissuta e amata cosi.